Intervista con Atropo – di WisÅ‚awa Szymborska
La signora Atropo? Esatto sono io.
Delle tre figlie della necessità Lei è quella con la fama peggiore.
Grossa esagerazione, poetessa mia. Cloto tesse il filo della vita, ma quel filo è sottile, non è difficile tagliarlo. Lachesi con la pertica ne fissa la lunghezza. Non sono innocentine.
Però le forbici sono in mano sua.
Giacché lo sono ne faccio uso.
Vedo che anche ora, mentre conversiamo...
Solo lavoro dipendente, questa è la mia natura.
Non si sente annoiata, stanca, assonnata quanto meno di notte? No, davvero no? Senza ferie, weekend, feste comandate o almeno brevi pause per una sigaretta?
Ci sarebbero arretrati, e questo non mi piace.
Uno zelo inconcepibile. Senza mai qualche riconoscimento, Premi, menzioni, coppe, medaglie? Magari diplomi incorniciati?
Come dal barbiere? No, grazie.
Qualcuno l’aiuta? E se sì, chi?
Un paradosso niente male – appunto voi, mortali. Svariati dittatori, numerosi fanatici. Benché non sia io a costringerli. Per loro conto si danno da fare. Rallegrarmi? È un sentimento sconosciuto. Non sono io che invito a farle, Non sono io che ne guido il corso. Ma lo ammetto: è grazie a loro soprattutto Che posso stare al passo.
Non le dispiace per i fili tagliati troppo corti?
Più corti, meno corti. Solo per voi fa la differenza.
E se uno più forte volesse sbarazzarsi di lei, e provasse a mandarla in pensione?
Non ho capito. Sia più chiara.
Riformulo la domanda: Lei ha un superiore?
... Passiamo alla domanda successiva.
Non ne ho altre.
In tal caso addio. O per essere più esatti...
Lo so, lo so. Arrivederci.
Wisława Szymborska